Quante
volte si usano delle metafore sulla vita per comprenderne il senso? E
quante volte si paragona il vissuto quotidiano con un'attività
sportiva? Uno scrittore, Haruki Murakami, lo ha fatto nel suo libro
l'arte di correre, esprimendo una serie di riflessioni
che potrebbero essere interessanti non solo ai praticanti della
corsa, ma ai corridori della vita.
Murakami
sostiene che se non fosse stato un runner, probabilmente non sarebbe
stato nemmeno un buon scrittore. Lui ritiene di essere stato
influenzato nella sua carriera dalla disciplina che si è
auto-imposto negli allenamenti sportivi. La costanza, la
concentrazione e la perseveranza sono le doti che un buon runner
deve possedere se intende raggiungere dei traguardi. Ma le stesse
caratteristiche devono appartenere altresì ad uno scrittore, e si
potrebbe aggiungere, a chiunque insegua uno scopo.
Non
basta un fisico idoneo alla corsa per arrivare fino in fondo ad una
maratona, né è sufficiente un talento per realizzare un progetto di
buon livello. In entrambi i casi occorre una buona dose di
allenamento, fatica e sofferenza.
Correre
per ottenere dei risultati richiede perseveranza, la quale comporta
la ripetitività dell'allenamento affinché divenga un'abitudine e
l'abitudine permette alla mente di gestire i momenti di crisi, dato
che la corsa è fatica.
Lo
è sempre: all'inizio quando si costruiscono le condizioni fisiche,
lo è dopo dopo quando cambiano le ambizioni. Il fiato è sempre
troppo corto e le gambe fanno sempre male.
La
buona notizia in tutto questo è che se si arriva ad accettare la
fatica e a non temerla, se si alimenta la propria concentrazione
verso l'obiettivo, se si lavora su se stessi nella consapevolezza
dei propri limiti, si raggiungono dei risultati inaspettati. Ciò non
significa diventare il corridore più veloce del mondo o il
professionista migliore dell'anno, ma acquistare delle doti che
rinforzano il carattere e lo spirito. Forse i muscoli non
diventeranno mai di acciaio ma la propria forza di volontà può
aspirare ad esserlo.
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