E
poi arriva la stanchezza. Sì, quella che mostra l'aspetto
sgradevole della situazione, che elenca minuziosamente tutti gli
ostacoli, le difficoltà, gli svantaggi, addirittura i pericoli. Si è
tentati di darle ascolto, posticipare, rallentare o peggio
rinunciare. Sì, perché diciamolo, che senso ha andare avanti in
questa ridicola competizione con se stessi? Calarsi ripetutamente in
una condizione di affanno, di muscoli in tensione, con l'ansia di
non farcela. Cercare gli stratagemmi mentali per dimenticare lo
sforzo. Ripetersi come un mantra di controllare il respiro, di non
allentare il ritmo, di non cedere fino a destinazione. Amare la
parola stop. Ha senso? E poi che ragione ha quell'insensata felicità,
quel ripercorrere come un sogno momenti di pura fatica con l'assurdo
desiderio di riviverli al più presto, dicendo a se stessi "la
prossima volta farò di più?" Non c'è una risposta, se non un po' di
follia, ma quando arriva la stanchezza, sopraggiunge anche il giusto riposo che
pone fine ad ogni questione.
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