venerdì 30 agosto 2013

La corsa è un luogo

Un tempo la corsa è stato un luogo dove il mio spirito poteva liberamente fluire. Quando cercavo uno spazio in una monotonia che non volevo mia, quando non desideravo che l'ultimo ricordo del giorno fosse legato all'abbattimento della mente in cui ero bloccata. Così indossavo le mie scarpe da corsa e via! Cercando l'ora più bella del mio giorno. Immaginando, mentre correvo nel verde, che chi passeggiava o tranquillamente sedeva sulle panchine di pietra fosse sereno e intimamente sorridente, tutti beatamente illuminati dalla luce più carezzevole del tramonto. Ognuno custode di un'anima gentile e generosa. E poi poco importava chi fossero o cosa sentissero in realtà, per me erano tutti compagni del momento migliore. Spettatori inconsapevoli della mia corsa alla ricerca di un dove positivo e pieno di promesse. Lentamente il brontolio dei miei pensieri si attutiva placandosi infine e la mente tornava quieta. E questo percorso verso il sereno è un luogo in cui possa rifugiarmi sempre se qualche tempesta si accosta al mio orizzonte.

giovedì 29 agosto 2013

Una sfumatura di verde

Quante sfumature di verde esistono? Non so rispondere, ma devono essere tante, tante quante sono le specie vegetali che germogliano sulla terra. Correvo tra i campi e tra me e me elencavo: il verde dell'erba, il verde delle fronde degli alberi, il verde dell'edera, il verde delle risaie....Talmente immersa in quel panorama luminoso della campagna estiva che mi sembrava di essere ciò che gli occhi guardavano: campo coltivato, ciuffi d'erba scompigliata dal vento, pianta rampicante, albero che sbatacchia al sole i suoi rami, lago che riflette le nuvole. Tra un respiro affannoso e l'altro visitavo la natura circostante. Solo quell'indolenzimento delle gambe, quella fatica ad avanzare, quel fiatone che saliva alle orecchie mi riportavano prepotentemente alla realtà. La mente distolta lentamente dall'ambiente mi obbligava di nuovo ad essere corpo che ansima affaticato verso la meta. Passo dopo passo, sforzo dopo sforzo, quindi ho abbandonato questo piccolo angolo di pace. Che bello però sentirsi per qualche minuto una sfumatura di verde.


lunedì 26 agosto 2013

Al Passo della Rossa

Camminavamo sotto la protezione di un cielo blu sporcato qua e là da velate nuvole bianche e di un sole caldo e accogliente. Il sentiero era ripido, il fiato era corto. Salivamo su erti tornanti che ci distanziavano velocemente dai manti erbosi. L'ambiente diveniva lentamente più aspro. Le rocce rosse erano un'ampia pavimentazione da percorrere con destrezza al cospetto di cattedrali di pietra che si stagliavano come saggi osservatori di noi piccole creature curiose. Ecco scorgere in quel deserto di roccia un angolo quasi sacro. Omini di sassi disposti in cerchi. Percepivamo la magia dell'incanto di quella vista. Lì albergava lo spirito della pace. Di lì a poco ecco piccoli e limpidi laghetti. L'entusiasmo rallegrava lo spirito, ma la severità dell'ambiente non consentiva un atteggiamento trasognato. Ogni passo richiedeva cura e attenzione. La superbia delle montagne che proteggono le proprie bellezze nei recessi dei loro scrigni rocciosi esige fatica, sudore e timore. Ma è un prezzo che si paga volentieri quando i sensi esultano alla vista del loro spettacolo. Eccoci al Passo della Rossa ed ecco la visione sottostante di due perle: turchesi laghi alpini si adagiavano morbidamente, abbracciati da una cinta rocciosa, sullo sfondo la corona delle alpi. Ho amato quell'istante. Su un cucuzzolo  un ragazzo godeva in solitudine di  quella visione immensa facendo suo quella piccola parte selvaggia di mondo. Il mio occhio catturava in un istante infinito la comunione spirituale tra uomo e natura. Il percorso proseguiva, aspro e disagevole. La montagna è una madre severa. Un'altra gemma al Passo di Crampiolo: un laghetto argentato tra le rocce  e un timido accenno di ghiacciaio. Una visione che dava sollievo alla stanchezza che cominciava ad affiorare. La discesa era lunga e difficile. Nevai si  alternavano a massi di roccette e infine una ripida e franosa pietraia. Sono solo una camminatrice  amante della natura. Non sconfino nei recessi della montagna. I miei piedi si fermano dove un silenzioso divieto lo impone. Eppure ero lì e in alcuni momenti desideravo non esserlo. Quella pietraia sembrava interminabile. I miei passi timorosi franavano. Il terreno era diventato insidioso. Ogni spostamento sembrava procurare un cedimento. I sensi percepivano ogni leggero smottamento e il rollio dei sassi che scivolavano rapidi a valle. Abbiamo deciso di spostarci verticalmente tra le roccette per alcuni metri. E' stata un'avventura simbolica: gli ostacoli, la paura, il disagio, il timore di non farcela, la tenacia del mio compagno, il suo incoraggiamento, la sua forza nello spronarmi: "ce la puoi fare, lo stai facendo, un passo alla volta, come nella vita amore mio, un passo alla volta e si arriva". Aveva ragione, siamo arrivati finalmente al piedi di quella ripida scarpata e la vista rassicurante del lago Devero ha placato ogni ansia. Gli ostacoli si superano e non bisogna mai perdere la speranza, perchè poi alla fine  è così che si ottengono i risultati. E di tutte le escursioni fatte quella più difficile è quella che mi porterò dentro per le emozioni violente che mi ha procurato. La montagna è questo, è l'emozione forte che trattiene l'anima ogni giorno e che sgorga come una cascata impetuosa quando trova uno sbocco libero. E' l'emozione che ti ricorda che sei vivo.

La pioggia

Il cielo è di piombo. Scuro e minaccioso mi chiude in una sfera grigia che rulla veloce nelle strade ed io prigioniera corro dentro il suo ventre. Le gocce fredde scendono improvvise, molteplici, sferzanti sul volto, i capelli, il corpo. Il capo è chino. Il passo accelera, gli occhi sono bassi, l'anima muta. Poi uno svolazzare leggero d'ali mi distrae, levo lo sguardo e il metallo si trasformava in luce immensa, sento l'odore di terra bagnata e l'energia del vento combinarsi con quella della pioggia. Vedo le fronde degli alberi danzare e animarsi. La sfera si scioglie in energia vitale che mi libera e mi elettrizza. Corro più veloce, il cuore palpita, l'aria frizzante increspa la mia pelle. Sono viva, sono viva. Io sono nella natura e la natura è in me.

domenica 25 agosto 2013

Io corro tra le nuvole

Le nuvole scorrono veloci nel cielo: ombre grigie e bianche, pallide vesti di fantasmi che scivolano sulla mia testa, si dissolvono, si confondono, si ricompongono. Sprazzi di turchese lampeggiano tra il ballo convulso di cumuli di vapore. Ed io qui, minuscola creatura terrena, corro pestando i piedi contro l'asfalto caldo. Il mio corpo è teso verso una destinazione indefinita vuole essere nell'aria, scansare le nuvole e cercare la compagnia serena dell'azzurro. Corro e mi tendo verso il vento che gioca col mio corpo, lo trascina lo contrasta lo sferza dolcemente. Io corro e sono sorella delle nuvole, il mio fiato grosso si scioglie, il dolore mi dà vita, io sono vita e il sangue scorre fluido, i polmoni si riempono di cielo. Gli alberi danzano nel vento e il verde dei prati colora i miei occhi. Il sudore scende nella fronte ed io corro, i muscoli sono rigidi ed io procedo, le gambe sono affaticate ed io vado avanti. Io corro e la malinconia è caduta nell'asfalto. Il cielo è ora più alto, non lo raggiungo, il sole è più caldo, mi acceca. Il mio corpo è stanco e la mia mente è libera. Ora è tempo di tornare a casa.