mercoledì 30 ottobre 2013

Silenzio



I clacson, i passi, le urla, il chiacchiericcio, stremano il silenzio, lo avviliscono e lui svanisce e non lo si rammenta più. Accade poi di ritrovarlo in un luogo nascosto, inaspettato, in una nicchia, dove giace la solitudine. Il silenzio è divenuto un estraneo dagli occhi penetranti con cui non si è a proprio agio. Io però lo tengo stretto, quando lo incontro mentre corro, e cerco di ascoltare il suo suono muto che mette soggezione. E così per udire meglio la sua voce vuota i miei piedi battono il terreno con maggiore leggerezza e il respiro si fa più fluido e leggero. La concentrazione riposa sulle mie spalle, non più contratte, e io mi muovo agile come dentro una bolla che rimbalza nell'asfalto. 
I chilometri si inseguono e si moltiplicano, il silenzio continua a parlare, fino a che lo ammutolisce il rombo di un motore, poi  di una voce vicina e di una lontana, un'altra e un'altra ancora. 
I rumori e le luci della città ripopolano i miei sensi. 
Corro ancora, ma il silenzio ha cambiato strada, i miei piedi calpestano l'asfalto, ma il loro rumore io non lo sento più.

sabato 26 ottobre 2013

Paura



Io non voglio la paura.
La paura interrompe il tempo e lo risucchia dentro di sé. La paura ti sospende in una bolla con poco ossigeno e ogni flebile respiro è bloccato nella gola. I movimenti diventano lenti per timore che ogni gesto sia una provocazione scatenante eventi concatenati che non hai il potere di arrestare. La paura è la paura di un domino in cui tutte le carte cadono inesorabilmente e l'ultima sei tu.
Io non voglio la paura. 
La paura è l'incubo che si posa come un velo scuro sugli occhi e chiude i sensi alla vita. La vita è tappata, soffocata e giace rassegnata in attesa che quella nera tempesta si plachi e il sereno torni a rallegrare la mente.
Io voglio il sereno, il cielo terso, le nuvole bianche. Desidero il coraggio e la temerarietà, la speranza e il potere intrepido dell'animo che con una spada affilata di volontà annienta i meschini disagi della mente.
Io non voglio la paura e vorrei correre via da lei e ad ogni passo lasciare dietro di me le nere tempeste che minacciano il mio limpido cielo.  

sabato 19 ottobre 2013

Il nastro dei pensieri



Sai, puoi correre per chilometri e chilometri, cercare panorami diversi, campagne colorate, vitigni ricchi di uva da cogliere, laghi, cieli tersi o tempestosi, puoi rifugiarti nel silenzio di un bosco o farti accarezzare dal vento dell'autunno nascosto da campi di alto granoturco, ma i tuoi pensieri corrono alla stessa velocità e non si lasciano superare.
Si accovacciano tra lembi di nuvole e trasmettono davanti la tua strada un filmato ripetitivo, ossessivo e se cambi tragitto, o direzione, quelle immagini continuano a scorrerti davanti gli occhi.

I pensieri sono potenti, hanno una carica elettrica, si montano come la panna e ciò che frulla è dentro di te: sono i tuoi ricordi, i timori per ciò che sarà e di ciò che non potrà essere, di quello che è perso e di quello che è da prendere.
I pensieri sono la nostalgia per le stelle che oggi brillano ma non esistono più, il desiderio di rocce su cime alte che toccano il cielo più puro, ma pericolose da scalare.
I pensieri sono l'argento ed il piombo.

Il film inizia e non ha mai fine, è un nastro che si srotola con l'aiuto del vento e la complicità delle nuvole. Non è correndo più forte che potrai sottrarti a quel montaggio infinito, ma dimenticando te stesso. 
Perdendoti nella terra che stai percorrendo, negli aironi che si librano con la leggerezza di angeli bianchi, negli alberi che si spogliano nudi per accogliere la brina dell'inverno, nel sole che squarcia la notte. 

Il nastro può scorrere ma tu guarda altrove con gli occhi prestati dalla vita che ti circonda e ti attraversa, supera i pensieri e vinci la tua gara.

martedì 15 ottobre 2013

La sintonia del ritmo

Un problema per chi corre in compagnia è la sincronizzazione del ritmo.
Riuscire a coordinare il proprio passo con quello del compagno di corsa non è cosa di poco conto. Non parliamo infatti di Giano, un dio con due teste, due bocche che respirano e un corpo unico, ma di due persone distinte, con due motori cardiaci che pompano alla propria maniera, muscoli, scheletri con la propria storia e diversa capacità di assorbire urti e rimbalzi.
Può capitare che uno dei due nella fase iniziale dell'allenamento sia già pronto per una marcia brillante. Lo si capisce subito dal viso rilassato, il sorriso aperto, la schiena eretta, il passo elastico e leggero, i muscoli dei polpacci guizzanti che scalpitano per essere messi alla prova.
Al contrario il compagno potrebbe avere bisogno di più tempo per scaldarsi.
La sua andatura è tutt'altro che fluida, i muscoli sono ancora rigidi e caparbiamente ritratti e il fiato non parliamone! Non solo non si spezza, ma potrebbe diventare asmatico per tutta la durata dell'allenamento!
Inizia così il primo quarto d'ora di corsa durante la quale uno dei due compagni cerca di mantenere il proprio ritmo brillante, e l'altro si sforza coraggiosamente di stargli dietro.
Dopodiché, macinati diversi chilometri, finalmente il corridore che al principio era rigido come un manico di scopa sente il respiro regolarizzarsi, i muscoli sciogliersi e la tensione lasciare spazio ad una quasi piacevole sensazione di libertà. 
Osa addirittura aumentare il passo e sente che le gambe lo assecondano. 
E' felice, la strada è inghiottita dai piedi che ritmici battono l'asfalto senza costrizione alcuna. Ma ecco che il compagno lo richiama all'ordine, ora è lui ad essere provato, ha perso lo smalto. L'energia iniziale è scemata e il suo corpo chiede di rallentare, di recuperare e così il ritmo di entrambi diventa più pacato.
La corsa prosegue con questo alternarsi di stati di sprint e stanchezza che non combaciano quasi mai per i due amici.
Terminato il percorso sono entrambi esausti, ma soddisfatti, l'allenamento è concluso e sono vivi.
Basta questo per darsi appuntamento per la prossima uscita che sarà ancora alla ricerca della sintonia di un ritmo che prima o poi si spera di raggiungere....per il bene di entrambi.

L'ultima danza

A volte succede, per pochi sacri istanti, di commuoversi percependo la vita intorno a sé. Avvertire la sensazione pura, limpida, chiara, di essere parte dell'universo infinitamente piccolo e grande. Guardare distrattamente le foglie d'autunno e, involontariamente, cogliere lo splendore delle loro anime bronzee e gialle che prendono lentamente il volo, danzano dolcemente nell'aria al ritmo di una lieve melodia sospirata dal vento, e poi si abbandonano delicatamente nella terra come piccole fiamme appassionate che cedono alla gravità. E nella gentilezza di quella pioggia di colori dorati che lentamente ammanta il suolo sentire profondamente la bellezza dell'esistenza.

mercoledì 9 ottobre 2013

Dipinto d'autunno

Ho corso dentro un dipinto. 
Il cielo predominante era immenso, basso, incombente, tinteggiato di rosa, viola, blu. Magre strisce di nuvole grigie si distendevano come lunghi tentacoli all'orizzonte, e una falce di luna argentata faceva il suo ingresso insieme alle prime tremolanti stelle. I campi gialli, risplendenti all'ultima luce del giorno, lentamente si ritraevano come soggetti alla magia di un incantesimo. Gli alberi, divenuti ritratti ombrosi, erano figure scure che si stagliavano contro una volta spettacolare. L'aria umida e fresca penetrava nella pelle, nelle narici, con i suoi odori di campagna. Le cornacchie disinvolte planavano dai rami ai campi, silenziose e nere. Lontano le luci confortanti, provenienti dalle finestre delle basse case, si accendevano come speranze nella notte, che lentamente faceva capolino. 
Ho corso dentro un dipinto di un tramonto d'autunno.

sabato 5 ottobre 2013

Vinci l'inerzia

In questi giorni ho riflettuto sul concetto d'inerzia. Ho pensato a quante volte sia difficile scostarsi dal torpore, dall'immobilità, come se si fosse prigionieri di un incantesimo che impedisce alla mente e al corpo di agire, di far fluire l'energia.
Ci si crede cristallizzati in uno stadio di impossibilità del fare, intorpiditi da una sorta di apatia, ma è solo un'illusione dell'essere statici. In realtà corpo e mente sono pronti per mettersi in moto. Basta fornire loro l'opportunità di farlo.
La parte più difficile è infatti iniziare, traslare il proprio stato da immobile ad attivo. Per superare questo ostacolo spesso è necessario un piccolo atto di coraggio e fiducia: un piccolo passo, un altro ancora, un movimento leggero ma costante per sentire circolare la vita in modo più dirompente dentro di sé.
Quando inizio a correre temo sempre la fatica. In ogni uscita i primi minuti sono quelli che detesto maggiormente. Il mio pensiero è sempre lo stesso:oggi non sono in forma, non ce la farò. Poi i passi si susseguono, aumenta il fiato e aumenta il ritmo, i muscoli si scaldano e capisco che con il movimento il corpo ha vinto l'inerzia ed è divenuto un corpo lanciato in avanti. Certo si avverte la fatica dell'azione, ma non occorre compiere lo stesso sforzo sopportato all'inizio. Ormai il fuoco è bello scoppiettante, non si è più nella fase di accensione.
Così, riflettevo, sono tutte le azioni che dobbiamo compiere per noi stessi. Si dovrebbe sempre iniziare e poi rimanere in costante movimento, non permettere mai alla fiamma di spegnersi e vincere una volta per tutte l'inerzia.
Movimento genera movimento. Movimento genera energia e l'energia è vita.

martedì 1 ottobre 2013

La filosofia in una metafora

Quante volte si usano delle metafore sulla vita per comprenderne il senso? E quante volte si paragona il vissuto quotidiano con un'attività sportiva? Uno scrittore, Haruki Murakami, lo ha fatto nel suo libro l'arte di correre, esprimendo una serie di riflessioni che potrebbero essere interessanti non solo ai praticanti della corsa, ma ai corridori della vita.
Murakami sostiene che se non fosse stato un runner, probabilmente non sarebbe stato nemmeno un buon scrittore. Lui ritiene di essere stato influenzato nella sua carriera dalla disciplina che si è auto-imposto negli allenamenti sportivi. La costanza, la concentrazione e la perseveranza sono le doti che un buon runner deve possedere se intende raggiungere dei traguardi. Ma le stesse caratteristiche devono appartenere altresì ad uno scrittore, e si potrebbe aggiungere, a chiunque insegua uno scopo.
Non basta un fisico idoneo alla corsa per arrivare fino in fondo ad una maratona, né è sufficiente un talento per realizzare un progetto di buon livello. In entrambi i casi occorre una buona dose di allenamento, fatica e sofferenza.
Correre per ottenere dei risultati richiede perseveranza, la quale comporta la ripetitività dell'allenamento affinché divenga un'abitudine e l'abitudine permette alla mente di gestire i momenti di crisi, dato che la corsa è fatica.
Lo è sempre: all'inizio quando si costruiscono le condizioni fisiche, lo è dopo dopo quando cambiano le ambizioni. Il fiato è sempre troppo corto e le gambe fanno sempre male.

La buona notizia in tutto questo è che se si arriva ad accettare la fatica e a non temerla, se si alimenta la propria concentrazione verso l'obiettivo, se si lavora su se stessi nella consapevolezza dei propri limiti, si raggiungono dei risultati inaspettati. Ciò non significa diventare il corridore più veloce del mondo o il professionista migliore dell'anno, ma acquistare delle doti che rinforzano il carattere e lo spirito. Forse i muscoli non diventeranno mai di acciaio ma la propria forza di volontà può aspirare ad esserlo.