giovedì 29 maggio 2014

Libertà

Spesso corro su terreni lisci, senza asperità, morbidi, e il vento, con le sue braccia fatte d'aria, spinge dolcemente avanti il mio corpo. In quei momenti di apparente tranquillità io non sento libera. La corsa è come i miei giorni: se sono facili e piatti sono colmi di paure in agguato, che giganteggiano sulla mia testa come nuvole metalliche ferme e basse. Ciò che spezza la quieta e strisciante quotidianità è invece un lampo che fa rimbalzare la mia apatia, è un vento impetuoso che scatena la tempesta, ma libera il cielo delle nubi più cupe, perché io torni ad esistere. Vorrei raggiungere quella collina lassù, pare che offra una vista indimenticabile, sono attratta dalla pendenza, mi affascina l'idea affrontarla di petto, di sentirmi invincibile mentre la percorro. Mi lancio alla conquista di quella salita e le gambe sembrano forti e io sono diversa: determinata, sprezzante e arrabbiata. Sento un fardello che mi cinge la vita e  io lo detesto con tutte le mie forze. Desidero scrollare via da me l'affanno, via la sofferenza, via i pesi che mi vogliono costringere! Più è faticoso il terreno, più ripida la salita, più forte è la spinta in avanti per procedere. E so che quell'odioso peso che mi stringe è dentro il mio cuore e che è da lui che devo scappare. Se solo avanzando riuscissi a liberarmi finalmente, se allo stremo dell'ultimo respiro riuscissi ad essere me stessa senza ombre ….e così avanzo e procedo, e corro, devo farcela, devo spezzare quella corda che mi tiene, devo liberarmi. Il respiro è così affannoso che non so controllarlo e il cuore palpita sino alle orecchie, il viso è bollente. Sono sfinita, ma ora sono felice. Sono in cima e i fardelli sono rotolati giù. Da qui la vista è un orizzonte infinito di mille sfumature e la mia anima è pura.

mercoledì 7 maggio 2014

Il mosaico della mia volontà


Il mio spirito è una grotta ignota, inesplorata. Non dispongo delle sue risorse, alcune le ho dimenticate, altre credo di non conoscerle affatto. Quando corro si apre una via che dalle viscere del mio corpo mi conduce ad una forza misteriosa. Nel procedere dei chilometri, nel sapore amaro della fatica trovo i pezzi di mosaico della mia volontà. Vorrei estrarli frammento per frammento e ricomporre un'immagine chiara di un volto, che abbia la fierezza di uno sguardo che non vacilla, di una fermezza intima che non si piega. Il mio nuovo volto.
Corro ed è paradossalmente la sofferenza che mi conduce avanti sicura e sfrontata. La fatica è un nucleo di energia attraverso cui io procedo diritta incontro la mia anima, spalancando un varco verso l'audacia e il coraggio. Solo correndo sento che posso farcela. E la fatica ostile mi è amica, consumandola io vivo me stessa come non mai.