mercoledì 26 febbraio 2014

Che assurda poesia



Chi corre lo sa.
Conosce bene quello sfarfallio che parte dal cuore e ti vuole spingere avanti.
E' difficile reprimerlo, non assecondarlo, vuoi cedere, lasciarti andare e librarti nel movimento, il tuo, quello dettato dal tuo corpo.
La gioia della corsa, la stessa che si ha da bambini, quando tutto è colore vivido, spensieratezza, esuberanza, trepidazione. Quando giochi col vento e ti diverte che sia così forte e sibilante! Che felicità lasciarsi travolgere! Far girare le gambe assecondando l'aria frizzante, veloce, brillante. Avere poi il fiato grosso, percepire il cuore battere come un tamburo e fermarsi, faccia rivolta alle nuvole e al sole tiepido della primavera. Sentirsi tremendamente, incomprensibilmente felici, perché l'aria è colma di promesse, e ti credi sciocco, perché pensi di sorridere intimamente, ma le tue labbra sono piegate all'insù e la gente che passa ti guarda con sospetto.
Correre e infatuarsi in un istante di un tramonto struggente che ferma il tempo e il tuo sguardo. E quell'attimo è tuo, esclusivo, meraviglioso, intenso, appassionante, commovente, solo tuo. Quando esci dalla tua mortalità e per un istante sei una particella d'infinito.
Correre. Che assurda poesia.

mercoledì 12 febbraio 2014

Una sospensione tra terra e cielo


Sono passate alcune settimane dall'ultima volta che ho potuto correre.
Un'infiammazione al ginocchio ha interrotto i miei allenamenti e la corsa per il momento è una dimensione che non mi appartiene.
La osservo dall'esterno.
Spesso, in qualsiasi ora del giorno, mi accade di incrociare o veder sbucare dall'altro lato della strada un podista.
Non posso fare a meno per qualche istante di entrare nella sua “sfera”.
Avverto il suo fiato, lo sforzo della sua respirazione, la contrazione dei suoi muscoli e la sua fatica. Osservo il suo sguardo diritto, perso nel suo orizzonte personale.
Il runner procede verso una destinazione, un circuito, uno spazio fisico e temporale dove si svolge e si frammenta una ricerca per il superamento della sofferenza e il raggiungimento della sublimazione del corpo. Questi, allora, diventa un'armoniosa catena in movimento, che acquista velocità in perfetto sincrono con il respiro, la dinamica muscolare e la purificazione della mente.
É una condizione che può durare molti minuti o una manciata di secondi e a volte non la si raggiunge, ma è ad essa che mira ogni corridore: un volo frammentato, una sospensione tra terra e cielo contrastato dalla gravità, a sua volta impedita dalla volontà di avanzare e di essere liberi.

Questo è ciò avverto in ogni runner e questo è ciò che mi manca.