lunedì 4 novembre 2013

Sogni di gloria

Ho un obiettivo arduo: partecipare ad una maratona il prossimo mese di marzo. Visualizzo spesso me stessa mentre corro durante la gara e sono piuttosto condiscendente con i miei sogni. Permetto alle fantasticherie di offrire un'immagine di me molto lusinghiera: così mi vedo in gara decisa, concentrata, forte, con una muscolatura elastica e resistente che mi garantisce un passo sicuro e felpato. Mi vedo macinare i chilometri come se le gambe fossero un pullman panoramico su cui mi lascio beatamente trasportare. Immagino una fatica che si fa modestamente percepire per lasciare spazio all'emozione dell'essere presente ad una manifestazione importante. 
Mi vedo percorrere l'ultimo chilometro esuberante, piena di orgoglio, sotto un cielo turchese punteggiato di coriandoli e di palloncini colorati, attorniata dalla la gente che dietro le transenne incita con calore a percorrere gli ultimi metri. 
Quindi nella mia immaginazione raggiungo la meta con un ultimo scatto brillante, come lo saranno i miei occhi lucidi di emozione quando avrò portato a termine la mia prima maratona.
Ecco questo è il mio sogno ad occhi aperti, fino a quando non calzo le mie scarpette fucsia e inizio gli allenamenti, che non hanno mai nulla di poetico e glorioso. E mentre sbuffo, il mio fiato è breve quanto una virgola e i muscoli delle gambe sono duri e testardamente rigidi, vedo il mio sogno disintegrarsi miserevolmente tra una ripetuta e l'altra. In quei momenti mi domando quanto dovrò allenarmi ancora per raggiunger, senza strisciare, il traguardo!
Così l'obiettivo maratona è al confine tra l'esaltazione e il precipizio della dura realtà, ma pur sempre saldo.

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