Sembra un obiettivo
impossibile, se mi guardo così con questi occhi offuscati dai dubbi
e dalle incertezze. Un traguardo lontano, così distante da non
visualizzarlo. E' più facile immaginarsi anonima nella folla, tra
chi guarda e applaude, che non tra coloro che superano l'arrivo con
orgoglio.
Eppure, anche se dovessi valicare quel confine temo che mi sentirei comunque
infelice. Tronfia di un obiettivo che è solo mio. Tuttavia imparare ad
amarsi significa anche gioire di sé. Allora il sogno cambia i contorni e sono sola con il
mio ostinato traguardo. Una piccola sfida contro le paure, le
insicurezze e tutti gli ostacoli della mente che frenano prima ancora
della stanchezza.
E inseguendo quella che
oggi per me è solo una chimera corro, sull'asfalto grigio, nella
campagna triste e desolata, costeggiando un canale che trasuda
nebbia, nella pioggia pungente che raffredda la pelle, nel vento che
spinge nella direzione opposta alla mia, lungo la scia di un timido raggio di
luce che sguscia tra le dense nubi. Corro, sola o in compagnia,
triste o malinconica, allegra o pensierosa. Aspetto che le ali
spuntino prima o poi e che mi conducano al centro dei miei obiettivi,
alti, luminosi, belli, miei. E con vigore cerco la falcata più
ampia, la distanza che non ho ancora raggiunto, la fatica che mi
appaga col risultato. E quando il corpo risponde con energia, quando
non c'è freno, ma solo un battito ritmico delle scarpe sulla strada
dritta davanti a me, allora mi sento felice, la speranza rifiorisce,
mi sembra quasi di poterlo accarezzare quel sogno dorato, anche se
non mi appartiene.
I desideri sembrano
più facili da raggiungere con i piedi che con le ali e forse presto
accorcerò la distanza e li potrò afferrare.
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