mercoledì 23 aprile 2014

Il rumore assordante della salita



Si spalanca sopra le nostre teste un cielo di nuvole bianche, il sentiero si ramifica in lingue di viottoli che si dipartono in tornanti che conducono in cima alla collina.
L'aria è una carezza ruvida sul viso, che increspa la pelle e fa girare la testa. 
Sono concentrata in un movimento dinamico di spinta: condurre le gambe in avanti e su in alto, cercando nei muscoli una fluidità priva di sforzo. Uomini e donne mi incrociano e altri mi superano, passano accanto come colori sfocati che transitano brevemente nel mio campo visivo. Corrono con le loro magliette bagnate di sudore, apparentemente senza avvertire fatica.
I miei muscoli si contraggono dolorosamente, la salita fa un rumore assordante: è il mio respiro che non si calma, è affrettato, troppo e mi rimbomba nel cuore e nelle orecchie. Le mie braccia dondolando, mi aiutano ad affrontare l'ultima pendenza. Si ricomincia poi da capo, discesa, ripida veloce e di nuovo salita in alto, lentamente e inesorabilmente, poi di nuovo giù e quindi l'ultima corsa verso la cima.

Le guance sono accese e il cuore riprende il battito normale, l'imbrunire della sera scende malinconicamente nel parco e con esso il momento di tornare a casa.  

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