Venti minuti è la mia
nuova partenza. Ricomincio da qui, come ho sempre fatto tutti gli
anni con l'arrivo della primavera. Quest'anno però è diverso.
L'inverno non è stato un periodo di pausa, ma di duro
allenamento che mi ha stancata, anche psicologicamente. Ho corso con
la compagnia del freddo, quello che s'insinua nella pelle facendola
rabbrividire. Spesso la nebbia umida ha reso i miei percorsi panorami
irreali e inquietanti, dai quali ho desiderato fuggire. Altri giorni
la pioggia proveniente da un cielo bianco sporco, ha bagnato
sentieri di alberi nudi e secchi, prati anonimi e strade divenute
tristi e monotone. Ho corso qualche volta sola, nei tardi pomeriggi, fino al sopraggiungere del buio, desiderando di finire presto,
chiedendomi se avevo percorso chilometri a sufficienza. Ho corso con
gli amici nelle campagne addormentate, nelle quali i lunghi tratti si
sono trasformati in una dimensione irreale: infiniti tunnel senza
pensieri, dove era visualizzata solo la strada da percorrere, la
negazione dello sforzo e il controllo del respiro. La fatica ha
elevato il mio spirito. Non ho voluto cedere, anche se gli ultimi
allenamenti hanno iniziato a pesarmi. Dovevo andare avanti.
L'obiettivo della maratona era vicino. Ancora uno sforzo e l'avrei
raggiunto. La testa però non può decidere senza il consenso del
corpo. Così la pausa che non ho avuto il coraggio di prendere da
sola l'ha presa il mio fisico perentoriamente da sé, bloccandomi con
un'infiammazione ad un tendine. Stop. Fine degli allenamenti, dei
programmi, delle mete, della maratona. Riposo dalla corsa. Sollievo e
dispiacere. Delusione e godimento. Comunque decidessi di vivere la
situazione non ho avuto scelta. Dovevo stare ferma. Ogni volta che
tentavo di riprendere il corpo diceva no. Rispetta i tempi!
L'ho fatto.
Ho ripreso dopo una pausa
di poche settimane, timidamente. Inizialmente le mie sessioni di
corsa sono state della durata di soli venti minuti. Ho aumentato poi
il tempo, ma non il passo. Corro lievemente, pesando con estrema
gentilezza sui miei arti, e respirando la primavera che cresce ogni
giorno di più. E mi riapproprio della corsa, nel modo sano che avevo
dimenticato.
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