giovedì 6 marzo 2014

Venti minuti


Venti minuti è la mia nuova partenza. Ricomincio da qui, come ho sempre fatto tutti gli anni con l'arrivo della primavera. Quest'anno però è diverso. L'inverno non è stato un periodo di pausa, ma di duro allenamento che mi ha stancata, anche psicologicamente. Ho corso con la compagnia del freddo, quello che s'insinua nella pelle facendola rabbrividire. Spesso la nebbia umida ha reso i miei percorsi panorami irreali e inquietanti, dai quali ho desiderato fuggire. Altri giorni la pioggia proveniente da un cielo bianco sporco, ha bagnato sentieri di alberi nudi e secchi, prati anonimi e strade divenute tristi e monotone. Ho corso qualche volta sola, nei tardi pomeriggi, fino al sopraggiungere del buio, desiderando di finire presto, chiedendomi se avevo percorso chilometri a sufficienza. Ho corso con gli amici nelle campagne addormentate, nelle quali i lunghi tratti si sono trasformati in una dimensione irreale: infiniti tunnel senza pensieri, dove era visualizzata solo la strada da percorrere, la negazione dello sforzo e il controllo del respiro. La fatica ha elevato il mio spirito. Non ho voluto cedere, anche se gli ultimi allenamenti hanno iniziato a pesarmi. Dovevo andare avanti. L'obiettivo della maratona era vicino. Ancora uno sforzo e l'avrei raggiunto. La testa però non può decidere senza il consenso del corpo. Così la pausa che non ho avuto il coraggio di prendere da sola l'ha presa il mio fisico perentoriamente da sé, bloccandomi con un'infiammazione ad un tendine. Stop. Fine degli allenamenti, dei programmi, delle mete, della maratona. Riposo dalla corsa. Sollievo e dispiacere. Delusione e godimento. Comunque decidessi di vivere la situazione non ho avuto scelta. Dovevo stare ferma. Ogni volta che tentavo di riprendere il corpo diceva no. Rispetta i tempi!
L'ho fatto.
Ho ripreso dopo una pausa di poche settimane, timidamente. Inizialmente le mie sessioni di corsa sono state della durata di soli venti minuti. Ho aumentato poi il tempo, ma non il passo. Corro lievemente, pesando con estrema gentilezza sui miei arti, e respirando la primavera che cresce ogni giorno di più. E mi riapproprio della corsa, nel modo sano che avevo dimenticato.

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