domenica 8 dicembre 2013

La nebbia



C'era un tunnel bianco fatto di nebbia vaporosa, come cotone sfilato. Da questa galleria immacolata s'intravedevano sfocati i colori dei palazzi, delle insegne, degli alberi. Le gambe ritmavano il loro passo mangiando la strada e un nuovo turbine freddo le avvolgeva immergendo il corpo in un'atmosfera irreale. Perfino i suoni sembravano ovattati. Raramente, come in un sogno, penetrava nella galleria un corridore, con lunghi cappelli buffi da folletto, avvolti in tute attillate con inserti fluorescenti. Non sorridevano. Persi nelle nelle fitte foschie dei loro pensieri, non distoglievano lo sguardo dal nulla che li circondava. Un incrocio di passi e poi di nuovo la solitudine della corsa.
L'aria gelida si posava umida sulle spalle. I capelli e le ciglia si rivestivano di gocce argentate. 
Il muro bianco non si apriva, ostinato e compatto fungeva da confine con resto del mondo. 
Immagini senza significato scorrevano nella mente come nuvole veloci nel cielo.
Stato di trance, passo ritmato.
Chilometri e chilometri umidi, gelidi e solitari, silenziosi.
Il mio corpo caldo e palpitante in movimento fendeva l'aria dell'inverno, nel freddo, alla scoperta di una nuova dimensione di sé, cercando sollievo in un raggio di sole appannato dalla coltre vaporosa. Passo dopo passo, fino a ritrovare conforto nelle voci della festa, nel brusio di un mercato, nei profumi delle frittelle e nella folla che spezza l'incantesimo della lanugine nebbiosa.
Infine la strada verso casa. Calore e riposo.

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